Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

martedì 12 gennaio 2016

LA CRISI NELLA CHIESA seconda parte





Questa crisi è una crisi della fede?

La fede cristiana in Europa sembra prossima a scomparire. Si crede sempre di meno in verità fondamentali, come la fede in Dio,la divinità di Gesù Cristo, il purgatorio e l'inferno. La cosa più preoccupante è che questi articoli di fede sono messi in dubbio perfino da persone che si professano cattoliche e vanno regolarmente in chiesa.


Esistono dei dati per illustrare questa crisi della fede?

Senza essere perfettamente affidabili, i sondaggi sono grosso modo rappresentativi delle grandi tendenze della società. Secondo un sondaggio del 2010 effettuato sui giovani italiani tra i 18 e i 29 anni soltanto il 52% di essi si dichiara cattolico e solo secondo il 19% di essi la fede riveste molta importanza nella vita. Inoltre, tra gli stessi cattolici praticanti, molti hanno idee apertamente contrarie all'insegnamento della Chiesa su punti capitali della dottrina: il 50,7% di essi, ad esempio,ritiene che gli animali più evoluti abbiano un'anima come quella degli uomini.

Negli altri paesi la situazione è diversa?
autodemolizione della chiesa
Negli altri paesi la situazione è anche peggiore .Secondo un sondaggio recente, ad esempio, solo il 58% dei francesi crede nell'esistenza di Dio, certa o probabile (contro il 61%nel 1994):, il 65%( l'80% tra i 18 e i 24 anni) dice di "non credere affatto all'inferno ( contro il 48% nel 1994); soltanto il 12% dei cattolici dice di credere "del tutto" All'inferno ( il 16% crede un pò; il 72% non ci crede); anche tra i cattolici regolarmente praticanti, le cifre sono catastrofiche solo il 23% crede fermamente all'esistenza dell'inferno, mentre il 54%non ci crede in compenso, il 34% di questi stessi praticanti regolari crede <<del tutto>> che Maometto sia un profeta, mentre solo il 28% non ci crede( il 35% un pò gli altri non sanno).Nel 2006, solo il 7% dei cattolici francesi riteneva che la propria religione sia l'unica vera. L'ampiezza del cambiamento si misura sapendo che la metà dei cattolici, nel 1952, pensava che esiste un'unica vera religione, sottolinea il sociologo Y.Lambert. Analogamente, nel Vallese, cantone svizzero di inveterata tradizione cattolica, oggi l'81,3% dei cattolici pensa che tutte le religioni conducano alla salvezza eterna.


Quale lezione si può trarre da queste cifre?

Queste percentuali manifestano che la crisi è prima di tutto una crisi di fede. Non solo il numero di coloro che pensano di appartenere alla Chiesa diminuisce, ma anche la maggioranza di quelli che sono ufficialmente membri della Chiesa non possiede più la fede cattolica! Chi nega una sola verità di fede ha perso tutta la fede, perché questa è un tutt'uno e dev'essere ricevuta come un tutto. Così, dunque, se il 72% nega di credere all'inferno, solo un cattolico su tre ha ancora la fede.

Questa crisi è anche una crisi morale?

La crisi dei costumi accompagna la crisi di fede. Mentre San Paolo ricorda ai cristiani che devono essere «irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo» (Fil 2, 15,) si può dire che il genere di vita dei cristiani attuali non differisce in nulla da quella dei figli di questo mondo, dei miscredenti. La loro fede debole e svuotata dalla sua sostanza non ha più la forza di influenzare la loro vita, e ancor meno di migliorarla.

Quale è il normale legame tra la fede e la morale?


L'uomo indebolito dal peccato originale tende ad abbandonarsi alle sue passioni, perdendo così il dominio di sé. La fede cristiana, al contrario, gli mostra ciò che Dio si aspetta da lui e che deve condurre la sua vita conformemente alla volontà di Dio. L'uomo sa per mezzo della la fede ciò che può sperare se osserva i Comandamenti di Dio, ma anche le pene con cui Dio lo punirà se egli se ne allontana. La fede e i Sacramenti gli danno la forza di vincere le sue cattive inclinazioni e di dedicarsi interamente al bene e all'amore di Dio.


Quali sono le conseguenze morali di una crisi di fede?

Se la fede sparisce, l'uomo non si sente più chiamato alla perfezione morale e alla vita eterna presso Dio. Egli si abbandona sempre più ai piaceri sregolati di questa vita.

L'attuale crisi dei costumi colpisce anche i cattolici?

È ciò che sperimentiamo oggi. Fedeltà, purezza, giustizia, spirito di sacrificio, ecc..., non sono più, anche tra i cristiani, valori incontestabili. Un matrimonio su tre si conclude con un divorzio dopo cinque-dieci anni; è risaputo che un «nuovo matrimonio» dopo il divorzio è richiesto sempre più da un gran numero di cattolici. La rivista Herderkorrespondenz, di marzo del 1984, rendeva noto che nel Tirolo cattolico l'84% della popolazione rifiuta l'insegnamento della Chiesa sulla contraccezione, e che, tra i diciotto-trent'anni anni, la piena adesione è pressappoco nulla (l'1,8%). Nel Vallese, l'81,5% dei cattolici stima che le persone divorziate e «risposate» devono potersi comunicare . In Francia, nel 2003, un quarto dei cattolici praticanti pensava che, per loro, «l'idea di peccato non significa un gran che».

Oggi, esiste anche una crisi del clero?

La mancanza di vocazioni sacerdotali e religiose, così come le numerose defezioni, manifestano una crisi profonda nel clero. Molti sacerdoti hanno perso la fede; essi non sono più in grado di comunicarla o di entusiasmare gli uomini per essa.

Quale è il legame tra le crisi di fede e la crisi del clero?

La crisi del clero è la causa principale della crisi della fede dei fedeli. Se la fede dei cattolici che assistono regolarmente alla Messa domenicale è in uno stato così penoso, la causa può venire solamente da una predicazione difettosa. Se i sacerdoti insegnassero regolarmente la fede cattolica, la situazione sarebbe completamente diversa.

Gli uomini non hanno perso la fede da soli; gli è stata rubata dalla nuova catechesi e dall'alto del pulpito. Se nella predicazione, per decenni, le verità di fede sono state messe in discussione, relativizzate o anche apertamente negate, perché stupirsi se i semplici fedeli perdono la fede? I più giovani non l'hanno nemmeno conosciuta.

Potete fornire un esempio di questo cattivo insegnamento dispensato dal clero?

Oggi, non è raro che un bambino che fà la sua prima Comunione ignori che Nostro Signore Gesù Cristo sia veramente, realmente e sostanzialmente presente nell'Eucarestia; lo ignora perché il suo stesso parroco non crede più in questo mistero. In Wie wir Menschen leben, Ein Religionsbuch, un libro di istruzione religiosa tedesco, si può leggere: «Quando i cristiani dividono il loro pasto con Gesù, vanno all'altare. Il sacerdote dà loro un piccolo pezzo di pane. Essi mangiano il pane»  Questo libro di istruzione religiosa ha ricevuto l'Imprimatur ed è stato autorizzato dai Vescovi tedeschi!

La situazione non è migliore in Francia?

Se il 34% dei cattolici praticanti francesi crede «fermamente» che Maometto sia un profeta, e il 35% crede che lo sia «un po'» (per un totale del 69%), si nota che la cifra è molto più bassa presso i cattolici non praticanti (21% e 22%, per un totale del 43%). Su questo punto, dunque, i non-praticanti sono più cattolici dei i praticanti. Ciò avviene a causa dell'insegnamento dispensato nelle chiese. Infatti, numerosi Vescovi francesi hanno dato in uso delle chiese ai musulmani, e Giovanni Paolo II(1920-2005) ha baciato il Corano il 14 maggio 1999.

14 maggio 1999: Giovanni Paolo II bacia il Corano in Vaticano


In tre occasioni diverse, Benedetto XVI ha ricevuto in dono da fedeli musulmani una copia del Corano.



La crisi del clero è anche una crisi morale?



La crisi è innanzi tutto una crisi di fede, ma un clero la cui fede è così debole non ha evidentemente più la forza di custodire il celibato ecclesiastico, perché ciò è possibile solamente a colui che è animato da una fede viva e da un grande amore per Nostro Signore Gesù Cristo.



Non è un mistero per nessuno che ai nostri giorni un gran numero di sacerdoti intrattiene relazioni peccaminose con una donna, in modo più o meno pubblico; quando si sente dire che un sacerdote ha abbandonato il suo posto, egli stesso confessa che non custodiva più da anni il celibato. A questo riguardo, la situazione del clero del Terzo Mondo, il cui il numero è in continuo aumento, non è, ahimé, migliore.

Queste defezioni di sacerdoti vengono rese note volutamente dai mass media per accelerare la soppressione del celibato ecclesiastico?


È evidente che il celibato allontana molti giovani dal sacerdozio; ma anziché polemizzare su questo argomento, bisognerebbe chiedersi perché mai un tempo tanti uomini offrivano volentieri questo sacrificio, mentre oggi non lo fanno più.

In che cosa differisce questa crisi da quelle che la Chiesa ha subito in passato?

La presente crisi nella Chiesa si distingue da quelle precedenti principalmente per il fatto che sono le più alte autorità della Chiesa ad averla scatenata, ad alimentarla e ad impedire che siano prese misure efficaci per risolverla.

Ci sono già state altre crisi molto gravi nella Chiesa?


Ci sono state spesso delle crisi nella Chiesa. Diversi sacerdoti, Vescovi e persino alcuni Papi hanno talvolta condotto una vita contraria al Vangelo. L'immoralità e la mancanza di disciplina del clero ha spesso danneggiato la Chiesa. In qualche occasione, dei sacerdoti o dei Vescovi si sono allontanati della vera fede. Ma mai gli errori e la negazione pubblica delle verità di fede sono state diffuse come oggi grazie alla tolleranza, all'approvazione e persino agli atti delle autorità romane e dell'Episcopato mondiale. Il carattere particolare della crisi attuale è che essa è favorita dalle più alte istanze della Chiesa, incluso colui che occupa la Sede petrina.


Questo carattere singolare della crisi attuale è stato riconosciuto dalle autorità della Chiesa?


Lo stesso Paolo VI ha pronunciato nel 1968 una frase assai conosciuta che descrive una Chiesa in stato di «autodemolizione»: «La Chiesa si trova in un'ora inquieta di autocritica, si direbbe di autodemolizione. È come un rivolgimento acuto e complesso che nessuno si sarebbe atteso dopo il Concilio. La Chiesa quasi quasi viene a colpire sé stessa»


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