Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

venerdì 5 settembre 2014

La Vocazione



Mons. Marcel Lefebvre


1. La chiamata degli apostoli e dei seminaristi.

Nostro Signore ha voluto associare a sé degli uomini che ha scelto per partecipare all’opera che è venuto a realizzare sulla terra. Ha detto loro: “Oramai, faccio di voi dei pescatori di uomini”. E, dice il Vangelo, “dopo aver abbandonato tutto, lo seguirono” ( secondo Mt 4,19-21) 2.

Più avanti, sempre in san Matteo, è scritto: “Dopo aver chiamato i suoi dodici discepoli, diede loro potere di cacciare gli spiriti immondi.(…) Ecco i nomi dei dodici apostoli” (Mt 10, 1-2). Tutte le considerazioni che seguono nel decimo capitolo di san Matteo sono bellissime, meravigliose. Sarebbe bene leggerle.


Nel Vangelo di san Marco, c’è un piccolo dettaglio che manca nel Vangelo di san Matteo: “ Salito sopra il monte, chiamò a sé quelli che Egli stesso volle, ed essi andarono a Lui” (Mc 3,13). E’ curioso, questo piccolo dettaglio fornito dal Vangelo riguardo a Nostro Signore sulla montagna. E’ molto bello. Voi sapete che, nella Scrittura, la montagna è Cristo. Si va “alla montagna che è Cristo3” nello stesso modo in cui si sale all’altare che è pure una montagna rappresentante Cristo. Noi saliamo verso Cristo. Anche Lui ha voluto andare sulla montagna per chiamare i suoi apostoli, per manifestare loro la separazione dal secolo che si aspettava da loro. Con ciò ha voluto chiedere loro di lasciare il mondo per essere maggiormente uniti a Lui 4.

Che lezione per i seminaristi il Vangelo in cui Nostro Signore chiama gli apostoli! “Abbandonata ogni cosa” (Lc 5,11), anch’essi lasciano il loro focolare, i loro genitori, la loro famiglia. Abbandonano tutto per seguire Nostro Signore Gesù Cristo e vengono in seminario come gli apostoli sono stati al seminario di Nostro Signore in cui hanno trascorso tre anni, ascoltandolo, vedendolo operare, ammirando il suo insegnamento, le sue virtù.

Allo stesso modo, i seminaristi meditano sull’insegnamento di Nostro Signore trasmesso dalla santa Chiesa di sempre; meditano sulle virtù di Nostro Signore e si sforzano d’imitarLo 5.

“Amami un po’ più degli altri, donati a me completamente, per tutta la vita”. Sentendo questo richiamo, i giovani si dicono: “Perché non seguire di più Nostro Signore, più completamente, per salire all’altare ed offrire il Santo Sacrificio ed offrirmi anch’io come vittima con la Vittima che si offre sull’altare6? E’ questa, la vocazione del sacerdote 7.

Un tal giovane mentre serve Messa un giorno si dice: Ah! Voglio salire all’altare ad offrire la Messa come fa il mio parroco, come quel sacerdote cui ho servito Messa; è talmente bello che ho l’impressione di vedere il divino. Voglio fare come lui, voglio donare Cristo agli altri. La sua vocazione è nata là, insensibilmente, poi, un bel giorno, ha deciso: io voglio essere sacerdote 8.

E’ stato chiamato dallo Spirito Santo a realizzare la sua vocazione come chierico della santa Chiesa. Ha pensato che potrebbe anche lui, col suo piccolo contributo, partecipare all’opera della Redenzione. Mosso da quell’ideale, va ad offrirsi generosamente, coraggiosamente, abbandonando gli altri sogni fatti in gioventù. Oramai, sarà uno strumento di Dio 9.

Là dove Dio è presente, suscita vocazioni. Le anime che entrano in contatto con il Cielo hanno desiderio del Cielo. Le anime che entrano in contatto con l’eternità si distaccano dal tempo. Si distaccano dalle cose create ed è ciò che suscita in loro il desiderio di darsi interamente al buon Dio, ecco la vera sorgente delle vocazioni 10.

Penso che sarebbe ingrato non ricordare il ruolo della famiglia cristiana nella vocazione sacerdotale o religiosa. Noi, in effetti, dobbiamo certamente molto della nostra vocazione ai nostri cari genitori. Sono loro che, con il proprio esempio, con i consigli, le preghiere, la devozione, hanno gettato nelle nostre anime il germe della vocazione 11.

Noi dobbiamo augurarci che ci siano molte famiglie cristiane che favoriscano lo sbocciare di buone, sante vocazioni 12.

Questa chiamata di Dio, il ragazzo non può sentirla che per una grazia soprannaturale. E’ per questo che il mondo non può capirla.

Le persone del mondo dicono: Non so cosa gli sia venuto in mente di indossare la talare e rinchiudersi in un seminario; rifiutare i piaceri dei sensi, rifiutare la ricchezza, voler vivere in povertà, voler vivere unicamente per gli altri e non per sé, è inverosimile, inverosimile! Ha perso la testa. Le persone che hanno lo spirito del mondo non possono capire la vocazione; per loro è un grande mistero.

Eppure, con questo esempio, noi forse possiamo aprire gli occhi a quelli che vivono d’egoismo e spingerli a dire a se stessi: se ci sono persone che amano il buon Dio al punto da lasciare tutto per donarsi a Nostro Signore, bisogna credere che Egli esista 13!






2. Scelti da Nostro Signore e chiamati dalla Chiesa



Questa scelta del tutto particolare di Nostro Signore è un grande mistero. Nelle pagine del Vangelo che riguardano la vocazione degli apostoli è detto chiaramente: Nostro Signore “chiamò quelli che volle” (Mc 3,13) e scelse i dodici. Allo stesso modo, Nostro Signore oggi chiama i futuri sacerdoti14.

San Paolo afferma che quelli che sono chiamati non si scelgono da se stessi. “Nessuno riceve questo onore da se stesso, ma vi ci è chiamato” (Eb 5,4). I seminaristi sono chiamati ed è questa chiamata che fa la loro vocazione. Non è tanto un loro desiderio personale. Il loro desiderio personale è come una conseguenza della chiamata di Dio. Possono ripercorrere nella memoria la storia della loro vocazione per rendersi conto che è Dio che li ha chiamati segretamente15.

“Non siete voi ad avermi scelto, dice Nostro Signore, ma sono Io che ho scelto voi” (Gv 15,16). Egli ci ha scelti e tuttavia, miei carissimi amici, qualche volta non abbiamo forse l’impressione di esserci scelti da noi? Di aver deciso noi stessi della nostra propria vocazione ed aver detto: Io voglio essere sacerdote ed io scelgo il sacerdozio?

Che illusione! Sarebbe come disconoscere l’onnipotenza di Dio, che ci guida molto più di quanto noi guidiamo noi stessi. Nostro Signore ci ha portati fino al seminario e ci ha scelti per questa vocazione sacerdotale. Così, noi siamo proprio scelti e mandati nel mondo da Lui. Questa per noi è una consolazione. In effetti, di fronte a questa vocazione che supera tutto ciò che può immaginare una creatura umana, noi, essendo stati scelti da Dio, siamo sicuri di essere sostenuti dalla sua mano nella nostra attività e nella nostra santificazione sacerdotale. Questo è un grande sostegno per il sacerdote16.

Il giorno della tonsura, i seminaristi ufficializzano la chiamata di Dio con quella della Chiesa. Perciò quel giorno sono chiamati dal vescovo e rispondono: “Sono presente17”.Sì, voglio darmi a Dio, voglio legarmi a Nostro Signore Gesù Cristo, voglio servirLo. Queste parole assomigliano un po’ a quelle dette dalla santissima Vergine stessa quando l’angelo le ha proposto di diventare la Madre di Dio. Lei ha pronunciato il suo Fiat.

Il giorno della tonsura, i seminaristi pronunciano anche loro il proprio Fiat18. La Chiesa allora li nomina e li consacra come membri della gerarchia. Ormai non sono più laici, ma chierici, “ministri di Nostro Signore Gesù Cristo, dispensatori dei misteri di Dio” (1 Cor 4,1). Che vocazione meravigliosa! Che vocazione sublime19!

La vocazione consiste essenzialmente nella chiamata della Chiesa che conferma il desiderio e le disposizioni necessari per collaborare all’opera della Redenzione voluta e compiuta da Nostro Signore per rendere gloria a Dio e salvare le anime.

Il primo segno della chiamata di Dio, è questo desiderio di offrire la propria vita, di metterla a disposizione di Nostro Signore per aiutarLo, in qualsiasi modo, a completare l’opera della Redenzione, se esistano per altro le disposizioni dello spirito, del cuore e del corpo 20. Ma è la Chiesa, mediante i vescovi ed i superiori, che giudicherà l’autenticità di questa chiamata, che da interiore deve diventare effettiva e pubblica 21.

La vocazione non è il risultato di una chiamata miracolosa o straordinaria, ma la maturazione di un’anima cristiana che si lega al suo Creatore e Salvatore Gesù Cristo con un amore esclusivo e condivide la sua sete di salvare le anime 22.

Il futuro sacerdote si dice: un giorno, sarò inviato alle anime per convertirle, per dare loro quella luce di cui hanno bisogno, per condurle alla vita eterna. Che gioia partecipare alla missione di Nostro Signore Gesù Cristo, alla missione sacerdotale! C’è qualcosa di più bello quaggiù? Non c’è nulla di simile alla missione sacerdotale. Rallegratevene, ringraziate Dio 23.

La vostra vocazione è bella, miei cari amici, siatele attaccati, approfonditela, che per voi sia una vita e non solo una semplice adesione intellettuale, non solo una ricerca di conoscenze, ma una trasformazione delle vostre anime nella persona di Nostro Signore Gesù Cristo 24, nella Santissima Trinità 25.

Santità e sacerdozio, Marietti 2008 p.11 e ss.



2 Omelia, Zaitzkofen, 27 giugno 1982.

3 “Voi vi siete avvicinati alla montagna di Sion ed alla città del Dio vivente, la Gerusalemme celeste (…) ed al mediatore della nuova alleanza, Gesù (Eb 12, 22-24). “Dio che avete dato la Legge a Mosé sul monte Sinai, e che avete fatto trasportare miracolosamente nello stesso luogo il corpo della beata Caterina, vostra Vergine e martire, fate che, per i meriti della sua intercessione, possiamo pervenire a quella montagna che è Cristo” (colletta della festa di santa Caterina d’Alessandria, 25 novembre).

4 Ritiro di tonsura, Écône, 1° febbraio 1984.

5 Omelia, Zaitzkofen, 27 giugno 1982.

6 “Imitare il mistero di cui voi siete ministri, non significa solo celebrare il sacrificio con pietà, ma unire all’offerta di Gesù il dono totale della nostra vita” (dom Marmion O.S.B., Le Christ idéal du prêtre, Éditions de Maresdous, 1952,p. 55).

7 Conferenza spirituale, Écône, 5 giugno 1974.

8 Conferenza spirituale, Écône, 30 maggio 1971.

9 Omelia, Écône, 2 febbraio 1984.

10 Omelia, Écône, 3 aprile 1976.

11 “La maggior parte dei Santi Vescovi e Sacerdoti, "le cui lodi celebra la Chiesa" (cf Sir 44,15), devono l'inizio della loro vocazione e della loro santità agli esempi ed insegnamenti di un padre pieno di fede e di maschia virtù, di una madre casta e pia, di una famiglia in cui regnava sovrana con la purezza dei costumi la carità di Dio e del prossimo. (…)è ben difficile che, mentre tutti cercheranno di emulare gli esempi paterni, qualcuno almeno di tali figli non senta nell'animo suo l'invito del divino Maestro: "Vieni dietro a me" (Mt 14,21) e "Io ti farò diventare pescatore di uomini" (cf Mt 4,19). Fortunati quei genitori cristiani, i quali, anche se di queste divine visite, di queste divine chiamate rivolte ai loro figli, non fanno l'oggetto delle loro più fervide preghiere, come più spesso di oggi avveniva in tempi di maggior fede, almeno non ne hanno paura, e sanno scorgere in esse un insigne onore, una grazia di predilezione e di elezione del Signore per la loro famiglia!” (Pio XI, Ad catholici sacerdotii ifastigium).

12 Omelia, Écône, 11 febbraio 1979.

13 Conferenza spirituale, Écône, 5 giugno 1974.

14 Omelia, Écône, 2 febbraio 1984.

15 Omelia, Écône, 2 febbraio 1986.

16 Ordinazioni sacerdotali, Écône, 20 settembre 1980.

17 Adsum.

18 Omelia, Écône, 2 febbraio 1986.

19 Omelia, Écône, 2 febbraio 1984.

20 I segni di vocazione sono riconducibili a due, cioè: l’idoneità e l’intenzione retta. L’idoneità è doppia: negativa e positiva. L’idoneità negativa consiste nell’assenza attuale d’irregolarità o impedimenti. E’ atto colui che , da questo punto di vista, non ha nessuno di quegli ostacoli che sbarrino la via al sacerdozio o alla vita religiosa. L’idoneità positiva è costituita dall’insieme delle qualità del soggetto in relazione allo stato di vita cui aspira, qualità che fanno pensare che il soggetto sarà atto a svolgere queste funzioni convenientemente e a santificarsi in quello stato. Dal punto di vista naturale, l’idoneità comprende le qualità del corpo, dell’anima e della famiglia: salute sufficiente, carattere suscettibile di formazione, intelligenza convenientemente dotata, giudizio retto, famiglia sana e dignitosa. Dal punto di vista soprannaturale, questa idoneità consiste specialmente in una virtù solida e provata, soprattutto in ciò che riguarda la castità e l’obbedienza, così come l’abitudine di una vita ordinariamente ispirata dallo spirito di fede, l’amore di Dio e del prossimo. A questa idoneità si aggiunge l’intenzione retta. Per vederci più chiaro, niente vale quanto un piccolo soggiorno in seminario.

21 I chierici sono reclutati per appello regolare dei superiori ecclesiastici, unici giudici in ultima istanza in tema di virtù, qualità o attitudini che la vocazione divina al sacerdozio presuppone necessariamente. (cf. CIC, can. 109, 968, 973).

22 Lettera, Albano, 17 ottobre 1983.

23 Omelia, Écône, 2 febbraio 1985.

24 “Non si deve intellettualizzare troppo il cristianesimo, che certamente include una filosofia ed una teologia, ma che trascende l’una e l’altra, che è una religione, un legame personale ad una Persona, che è quella del Verbo incarnato” (rev.do Victor-Alain Berto, Lettre à un séminariste, 28 febbraio 1963).

25 Omelia, Flavigny, 1° febbraio 1988.

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