Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

venerdì 7 novembre 2014

I MORTI RISORGERANNO II PARTE


IL GIUDIZIO PARTICOLARE
L'ANIMA


Appena il moribondo emette l'ultimo respiro, alcuni esclamano: E' morto... tut­to è finito!

Non è così! Se è finita la vita terrena, è cominciata però la vita eterna dello spi­rito o dell'anima.

Noi siamo fatti di anima e di corpo. L'anima è il principio vitale per cui l'uo­mo ama, vuole il bene ed è libero dei suoi atti, perciò responsabile del suo agire. Per mezzo dell'anima il corpo compie tut­te le sue funzioni di assimilare, crescere e sentire.

Il corpo è lo strumento dell'anima; fin­ché questa lo vivifica, abbiamo il corpo in piena efficienza; appena essa parte, ab­biamo la morte, cioè il corpo diventa ca­davere, insensibile, destinato alla disso­luzione. Il corpo non può vivere senza l'anima.

L'anima, fatta a immagine e somi­glianza divina, è creata da Dio nell'atto della umana concezione; dopo una dimo­ra più o meno a lungo su questa terra, ritorna a Dio per essere giudicata.

Il Giudizio Divino!... Entriamo, o let­tore, in un argomento di massima impor­tanza, di gran lunga superiore a quello della morte. Difficilmente mi commuovo, o lettore; il pensiero del Giudizio però rie­sce a commuovermi. Dico questo affinché tu segua con particolare interesse l'argo­mento che sto per trattare.



IL DIVIN GIUDICE


Dopo la morte del corpo, l'anima con­tinua a vivere; è questa una verità di fe­de insegnataci da Gesù Cristo, Dio e uo­mo. Egli infatti dice: Non temete quelli che uccidono il corpo; ma temete piatto­sto Colui che può perdere il corpo e l'ani­ma vostra! - E parlando di un tale che pensava solo a questa vita terrena, am­massando ricchezze, Egli dice: Stolto, questa notte tu morrai e l'anima tua ti sarà domandata! Quanto hai preparato di chi sarà? - Mentre è morente sulla Croce, dice al buon ladrone: Oggi sarai con me in Paradiso! - Parlando del ric­co epulone, asserisce: Morì il ricco e fu sepolto nell'inferno.

Dunque, appena l'anima parte dal cor­po, senza intervallo alcuno si trova da­vanti all'eternità. Se essa fosse libera di scegliere, andrebbe senz'altro in Paradiso, perchè nessun'anima vorrebbe anda­re all'inferno. E' necessario quindi un giudice che assegni l'eterna dimora. Que­sto giudice è Iddio stesso e precisamente Gesù Cristo, il Figliuolo Eterno del Pa­dre. Egli stesso lo afferma: Il Padre non giudica alcuno, ma ogni giudizio ha ri­messo al Figlio!

Si sono visti dei colpevoli a tremare davanti al giudice terreno, a sudar freddo ed anche a morire.

Eppure si tratta di un uomo che deve essere giudicato da un altro uomo. E che cosa sarà quando l'anima comparirà da­vanti a Dio per ricevere la sentenza irre­vocabile per tutta l'eternità? Alcuni San­ti tremavano al pensiero di questa com­parsa. Si racconta di un monaco, che a­vendo visto nel sogno Gesù Cristo in at­to di giudicarlo, ebbe tanto spavento, che i capelli gli divennero ad un trat­to bianchi.

S. Giovanni Bosco prima di morire. al­la presenza del Cardinale Alimonda e di parecchi Salesiani, cominciò a piangere. - Perchè piangete? - domandò il Car­dinale. - Penso al giudizio di Dio! Pre­sto comparirò al suo cospetto e dovrò rendergli conto di tutto! Pregate per me!

Se questo facevano i Santi, che cosa dovremmo fare noi che abbiamo la co­scienza carica di tante miserie?


DOVE SAREMO GIUDICATI?


I Dottori di Santa Chiesa insegnano che il Giudizio Particolare sarà nel luo­go stesso ove avviene la morte. Verità tremenda questa! Morire mentre si sta commettendo un peccato e comparire lì stesso davanti al Giudice Supremo offeso!

Pensa, o anima cristiana, a questa ve­rità allorquando la tentazione ti assale! Vorresti fare una cattiva azione... E se tu morissi in quel momento?... Tu commet­ti tanti peccati nella tua stanza... sopra quel letto... Pensa che tu probabilmente morrai su quel letto e che proprio là ve­drai il Divino Giudice!... Tu perciò, o a­nima cristiana, sarai giudicata da Dio dentro la tua stessa casa, se ivi ti coglie­rà la morte!... Medita seriamente!...


LA DOTTRINA CATTOLICA


Il Giudizio che l'anima subisce appe­na spira, si chiama «particolare» per di­stinguerlo da quello che avverrà alla fine del mondo.

Addentriamoci un po' nel Giudizio Particolare, per quanto umanamente sa­rà possibile. Il tutto avverrà in un batter d'occhio, come dice S. Paolo; noi però cerchiamo di descrivere lo svolgimento della scena in alcuni particolari più interessanti. Non sono io che invento que­sta scena del Giudizio; sono i Santi che la descrivono, con a capo Sant'Agostino, appoggiati ai detti della Sacra Scrittura. E' bene esporre prima la dottrina catto­lica riguardo alla sentenza del Giudice supremo: « Dopo la morte, se l'anima è in grazia di Dio e senza resto di peccato, va in Pa­radiso. Se è in disgrazia di Dio, va all'in­ferno. Se ha ancora qualche debito da scontare presso la Divina Giustizia, va in Purgatorio finché non sia fatta degna di entrare in Paradiso ».


UN'ANIMA INFELICE


Assistiamo assieme, o lettore, al giudi­zio che subisce dopo la morte un'anima cristiana, la quale, pur avendo ricevuto tante volte i Santi Sacramenti, abbia me­nato tuttavia una vita qua e là macchia­ta di gravi colpe ed abbia peccato con la speranza di salvarsi lo stesso, pensando di morire almeno in grazia di Dio. Pur­troppo è stata colta dalla morte mentre era in peccato mortale ed eccola ora da­vanti al Giudice Eterno.


LA COMPARSA


Gesù Cristo Giudice non è più il tenero Bambino di Betlemme, il dolce Messia che benedice e perdona, l'Agnello man­sueto che va alla morte sul Calvario sen­za aprire bocca; ma è il fiero Leone di Giuda, il Dio di tremenda maestà, da­vanti al quale cadono in adorazione i più eletti Spiriti Celesti e tremano le poten­ze infernali.

I Profeti intravvidero in qualche modo nelle loro visioni il Divin Giudice e ce ne diedero delle immagini. Essi ci raffigura­no Cristo Giudice con la faccia splenden­te come il sole, con gli occhi scintillanti come fiamme, con la voce simile al rug­gito del leone, con il furore a guisa di un'orsa alla quale siano stati rubati i fi­gli. Al fianco ha la giustizia con due giu­stissime bilance: una per le opere buone e un'altra per le cattive.

L'anima peccatrice a vederlo, vorrebbe slanciarsi verso di Lui, per possederlo in eterno; per Lui è stata creata ed a Lui tende; ma ne viene trattenuta da forza misteriosa. Vorrebbe essa annientarsi od almeno fuggire per non sostenere lo sguardo di un Dio sdegnato; ma non le è concesso. Intanto vede davanti a sé il cumulo dei peccati commessi in vita, il demonio, a fianco, che sghignazza pron­to a trascinarla con sé e vede al di sotto la terribile fornace dell'inferno.

Prima ancora di ricevere la sentenza, già l'anima ne prova l'atroce strazio, sti­mandosi da se stessa degna del fuoco eterno.

- Che cosa, penserà l'anima, che cosa dovrò dire al Divin Giudice, essendo così misera?... Quale patrono ho da supplica­re affinché mi aiuti?... Oh! me infelice!


L'ACCUSA


Comparsa l'anima davanti a Dio, nel medesimo istante comincia l'accusa. Ecco il primo accusatore, il demonio! - Signore, dice, siate giusto!... Voi mi avete condannato all'inferno per un solo peccato! Quest'anima ne ha commessi tanti!... Fatela bruciare con me eterna­mente!... O anima, non ti lascerò più!... Tu mi appartieni!... Sei stata mia schia­va tanto tempo!... - Ah! bugiardo e tra­ditore! - dice l'anima. Mi hai promesso la felicità, presentandomi in vita il calice del piacere ed ora per te son perduta! Intanto il demonio, come dice Sant'A­gostino, rinfaccia all'anima le colpe com­messe e con aria di trionfo le ricorda il giorno, l'ora e le circostanze. - Ricordi, anima cristiana, quel peccato... quella persona... quel libro... quel luogo?... Ricordi come ti eccitavo al male?... Come eri ubbidiente alle mie tentazioni! Ecco farsi avanti l'Angelo Custode, co­me dice Origene. - O Dio, esclama, quanto ho fatto per la salvezza di que­st'anima!... Molti anni ho passato al suo fianco, custodendola amorosamente... Quanti buoni pensieri le ho ispirato!... Dapprima, quando era innocente, mi a­scoltava. In seguito, cadendo e ricaden­do nella grave colpa, è diventata sorda alla mia voce!... Sapeva essa di far ma­le... e tuttavia preferiva il suggerimento del demonio!

A questo punto l'anima, tormentata dal rimorso e dalla rabbia, non sa contro chi avventarsi! - Sì, dirà, la colpa è mia!


L'ESAME


Ancora non ha avuto luogo il rigoroso interrogatorio. Illuminata dalla luce che emana da Gesù Cristo, l'anima vede tut­to l'operato della sua vita nei minimi particolari.

« Dammi conto, dice il Divin Giudice, delle tue opere malvage! Quante profa­nazioni del giorno festivo!... Quante man­canze contro il prossimo... approfittando della roba altrui... imbrogliando nel lavo­ro... dando in prestito denaro ed esigen­do più del giusto!... Quante falsificazioni nel commercio, alterando la merce ed il peso!... E quelle vendette prese dopo la tale e la tal altra offesa?... Tu non volevi perdonare e pretendevi il mio perdono!

« Dammi conto delle colpe contro il se­sto Comandamento!... Ti avevo dato un corpo anche te ne servissi in bene e tu invece l'hai profanato!... Quante libertà indegne di una creatura!

« Quanta malizia in quegli sguardi scandalosi!... Quante miserie in gioven­tù... nel fidanzamento... nella vita di ma­trimonio, che avresti dovuto santifica­re!... Credevi, o infelice anima, che tutto fosse lecito!... Non pensavi che io vedevo tutto e ti avvertivo della mia presenza con il rimorso!

Le città di Sodoma e di Gomorra furo­no incenerite da me per mezzo del fuoco a motivo di questo peccato; anche tu eternamente sarai bruciata nell'inferno e sconterai quei cattivi piaceri presi; per poco arderai da sola, dopo verrà pure il tuo corpo!

« Dammi conto di quegl'insulti che mi lanciavi nella collera, quando dicevi: Id­dio non fa le cose giuste!... E' sordo!... Non sa ciò che fa!... Misera creatura, hai osato trattare così il tuo Creatore!... Ti avevo dato la lingua per lodarmi e te ne sei servita per insultare me e per offen­dere il prossimo!... Rendimi ragione ora delle calunnie... delle mormorazioni... dei segreti che hai manifestati... delle impre­cazioni... delle bugie e dei giuramenti!... Di tutto voglio conto anche delle tue pa­role oziose!... - Signore, esclama atter­rita l'anima, anche di questo?... E si? Non hai letto nel mio Vangelo: Di ogni parola oziosa che gli uomini avranno detto, mi daranno canto nel giorno del Giudizio!...?

« Dammi conto anche dei pensieri, dei desideri impuri volontariamente tenuti nella mente... dei pensieri di odio e di godimento del male altrui!..:

« Come hai adempiuti i doveri del tuo stato!... Quanta trascuratezza!... Ti sei sposata!... Ma perchè non hai soddisfat­to ai gravi obblighi inerenti?... Rifiutasti i figliuoli che avrei voluto donarti!... Di qualcuno, che hai accettato, non hai a­vuto la debita cura spirituale!... Ti ho ricoperta di favori particolari dalla na­scita alla morte... tu stessa lo hai ricono­sciuta... e mi hai corrisposto con tanta ingratitudine!... Avresti potuto salvarti, e invece!...

«Ma il conto più stretto lo esigo delle anime che hai scandalizzate!... Miserabi­le creatura, per salvare le anime sono sceso dal Cielo in terra e son morto in Croce!:.. Per salvarne una sola, se fosse necessario, farei altrettanto!... E tu, in­vece mi hai rapite le anime con i tuoi scandali!... Ricordi quei discorsi scanda­losi... quei gesti... quelle provocazioni al male?... In tal modo hai spinto al pec­cato anime innocenti!... Costoro hanno insegnato anche ad altre il male, aiutan­do l'opera di Satana!... Dammi conto di ciascuna anima!... Tu tremi!... Dovevi prima tremare, pensando a quelle mie terribili parole: Guai a chi dà scandalo! Sarebbe meglio che venisse legata al col­lo dello scandaloso una macina da muli­no e fosse precipitato nel profondo del mare! - Signore, dice l'anima, ho pec­cato, è vero! Però non sono stata sola­mente io!... Anche altre hanno operato come me! - Le altre avranno il loro giu­dizio!... Anima perduta, perchè non la­sciasti a suo tempo quelle amicizie cat­tive?... Il rispetto umano, o paura della critica, ti ha trattenuto nel male ed in­vece di aver vergogna di dare scandalo... ridevi scioccamente!... Ma vada l'anima tua all'eterna perdizione per le anime che hai rovinate! Soffri tanti inferni, quanti sono coloro che hai scandalizzato!

- Dio di tremenda, giustizia, riconosco di aver mancato!... Ma tenete conto delle passioni che mi hanno violentato!... - E perchè non toglievi le occasioni? Tu in­vece mettevi la legna al fuoco!... Ogni di­vertimento, lecito o no, lo facevi tuo!...

- Nella vostra giustizia infinita, ricor­datevi, o Signore, delle opere buone da me compiute!... - Sì, hai compiute delle opere buone... ma non le hai fatte per amor mio! Operavi per farti vedere... per guadagnare la stima o la lode altrui!... Hai ricevuto la tua ricompensa in vita!... Hai fatte altre opere buone però ti tro­vavi in stato di peccato-mortale e quan­to facevi non era meritorio!... L'ultimo peccato grave commesso... quello che stol­tamente speravi di confessare prima di morire... quell'ultimo peccato ti ha spo­gliato di ogni merito!...

- Quante volte, o Dio misericordioso; in vita mi avete perdonato!... Perdonate­mi anche ora! - E' finito il tempo della misericordia!... Già troppo hai abusato della mia bontà... e per questo ti sei per­duta!... Peccavi e ripescavi... pensando: Iddio è buono e mi perdona!... Anima sciagurata, con la speranza del perdono ritornavi a trafiggermi!... E correvi dal mio Ministro per avere l'Assoluzione!... Quelle tue Confessioni non mi erano ac­cette!... Ricordi quante volte nascondevi per vergogna qualche peccato?... Quando pur lo confessavi, non ne eri del tutto pentita e subito vi ricadevi!... Quante Confessioni mal fatte!... Quante Comu­nioni sacrileghe!... Tu, o anima, eri sti­mata come buona e pia dagli altri ma io che conosco l'intimo del cuore, ti giu­dico come perversa!...


LA SENTENZA


- Giusto siete, o Signore, esclama l'a­nima, e retto è il vostro giudizio!... Me­rito la vostra ira!... Ma non siete voi il Dio tutto amore?... Non spargeste per me il vostro Sangue sulla Croce?... Questo Sangue propiziatore invoco su di me!... - Sì, scenda esso punitore su di te dalle mie Piaghe!... E va', maledetta, lontano da me, nel fuoco eterno, preparato al dia­volo ed ai suoi seguaci!

Questa sentenza di eterna maledizione è per la misera anima la maggiore pena! Sentenza divina, immutabile, eterna!

In meno che si dica, data la sentenza, ecco l'anima afferrata dai demoni e tra­scinata con scherno dentro al supplizio eterno, tra le fiamme, che bruciano e non consumano. Ove cade l'anima, ivi rima­ne! Ogni tormento piomba, sopra di es­sa; il maggiore pero è il rimorso, il ver­me roditore di cui ci parla il Vangelo.


NON C'E' ESAGERAZIONE


In questo giudizio mi sono espresso u­manamente; la realtà però è di gran lun­ga superiore ad ogni umana parola. Può sembrare esagerata la condotta di Dio nel giudicare l'anima peccatrice; tutta­via bisogna persuadersi che la Divina Giustizia è severa punitrice del male. Ba­sta osservare i castighi che Iddio manda all'umanità a motivo dei peccati, e non solo per i gravi, anche per i leggeri. Così leggiamo nella Sacra Scrittura che il re Davide fu punito per un sentimento di vanità con tre giorni di peste nel suo re­gno; il Profeta Semefa fu sbranato da un leone per una disobbedienza agli ordini ricevuti da Dio; la sorella di Mosè fu col­pita dalla malattia della lebbra per una mormorazione fatta contro il fratello; Anania e Saffira, marito e moglie, furo­no puniti con la morte improvvisa per una semplice menzogna detta a S. Pietro. Ora, se Iddio giudica degni di tanta castigo coloro che commettono una pieccola mancanza volontaria, che cosa farà di chi commette peccati gravi?

E se nella vita terrena, che suole es­sere tempo di misericordia, il Signore è così esigente, che cosa sarà dopo la mor­te quando non ci sarà più misericordia?

Del resto basta ricordare un poco qual­che parabola che Gesù Cristo racconta in proposito, per convincerci della serietà, del suo giudizio.


LA PARABOLA DEI TALENTI


Un signore, dice Gesù nel Vangelo, pri­ma di allontanarsi dalla sua città, chia­mò i servitori e diede loro dei talenti: a ­chi cinque, a chi due ed a chi uno, a cia­scuno secondo la propria capacità. Dopo un certo tempo ritornò e volle fare i con­ti con i servitori. Venne a lui quegli che aveva ricevuto cinque talenti e gli disse: Ecco, o signore, ho guadagnato altri cin­que talenti! - Bravo, servo buono e fe­dele! Poiché sei stato fedele nel poco, ti costituisco padrone sul molto! Entra nel gaudio del tuo signore!

Similmente disse a colui che aveva ri­cevuto due talenti e ne aveva guadagna­to altri due.

Gli si presentò chi ne aveva ricevuto uno solo e gli disse: Signore, io so che voi siete uomo severo, perchè esigete ciò che non avete dato e raccogliete ciò che non avete seminato. Avendo paura di perdere il vostro talento, sono andato a sotterrar­Io. Ecco ve lo restituisco tale e quale! - Servo iniquo, disse il signore, ti condan­no con le tue stesse parole! Tu sapevi che sono uomo severo!... Perchè dunque non consegnavi alle banche il talento e così al mio ritorno avresti percepito gli interessi?... - e diede ordine che il mi­sero servo venisse legato mani e piedi e fosse gettato nelle tenebre esteriori, tra il pianto e lo stridore dei denti.

Questi servitori siamo noi. Abbiamo ricevuto i doni da Dio con varietà: vita, intelligenza, corpo, ricchezza, ecc.

Al termine della carriera mortale se il nostro Sommo Donatore vede che abbia­mo fatto del bene, ci giudica benigna­mente e ci premia. Se invece vede che bene non ne abbiamo operato, anzi ab­biamo trasgredito i suoi ordini e l'abbia­mo offeso, allora il suo giudizio sarà tre­mendo: l'eterna prigione!


UN ESEMPIO


E qui è da notare che Iddio è giustis­simo e nel giudicare non guarda in fac­cia ad alcuno; dà a ciascuno quanto spetta, senza tenere conto delle dignità umane.

Il Papa è il rappresentante di Gesù Cristo in terra; dignità sublime. Ebbene, anche lui viene giudicato da Dio come gli altri uomini, anzi con più rigore, poi­chè a chi più è stato dato, più sarti ri­chiesto.

Il Sommo Pontefice Innocenzo III fu uno dei più grandi Papi. Fu zelantissimo della gloria di Dio e compì opere meravi­gliose a bene delle anime. Però commise nelle mancanze leggere, che, come Papa, avrebbe dovuto evitare. Appena morto, fu severamente giudicato da Dio. Com­parve allora a Santa Lutgarda, tutto cir­condato di fiamme e le disse: Sono stato giudicato colpevole di alcune cose e sono stato condannato al Purgatorio sino al giorno del Giudizio Universale!

Il Cardinale Bellarmino, divenuto poi Santo, rabbrividiva pensando a questo fatto!


FRUTTO PRATICO


Quanta cura non si ha degli affari tem­porali! I mercanti e coloro che gestisco­no qualche azienda, mettono tanta sol­lecitudine per guadagnare; non contenti di ciò, la sera sogliono dare uno sguardo al libro dei conti e di tanto in tanto fan­no i calcoli più accurati e, se è il caso, prendono provvedimenti. Perché non fai, o anima cristiana, altrettanto per gli af­fari spirituali, per i conti della tua co­scienza?... Se non lo fai è perché hai po­ca cura della tua salvezza eterna!... Giustamente Gesù Cristo dice: I figli di que­sto secolo sono, nel loro genere, più av­veduti dei figli della luce!

Ma se per il passato, o anima, sei sta­ta trascurata, non esserlo per l'avvenire! Fa' una rivista della tua coscienza; sce­gli però il tempo più tranquillo per fare ciò. Se riconosci di avere ì conti in regola con Dio rimani tranquilla e segui la buo­na via sulla quale ti trovi. Se al contrario vedi che c'è qualche cosa da mettere a posto, apri l'anima tua a qualche Sacer­dote zelante per avere l'assoluzione e ri­cevere un esatto indirizzo della vita mo­rale. Prendi fermi propositi di vita mi­gliore e non indietreggiare più!... Tu sai come è facile morire!... Da un momento all'altro protesti trovarti al divin tribu­nale!


RENDERSI AMICO GESU'


Gesù amava Gerusalemme, la città santa. Quanti miracoli non vi operò! Es­sa avrebbe dovuto corrispondere a sì grandi benefizi, ma non lo fece. Gesù ne rimase molto addolorato e un giorno pianse sulla sua sorte.

Gerusalemme, disse, Gerusalemme, quante volte io volli radunare i tuoi fi­gliuoli come la gallina raduna i suoi pul­cini sotto le ali e non hai voluto!... Oh! se tu conoscessi e proprio in questo gior­no quello che giova alla tua pace! Invece ora sono cose nascoste ai tuoi occhi. Ma ci sarà per te la punizione, poichè ver­ranno giorni, nei quali i tuoi nemici ti faranno attorno trincee, ti circonderan­no e stringeranno te e i tuoi figliuoli che sono in te e non lasceranno pietra su pietra!

Gerusalemme, o anima, è immagine tua. Gesù ti ha ricoperta di benefici spi­rituali e temporali; tu però hai corrispo­sto con ingratitudine, offendendolo. Ge­sù forse piange sulla tua sorte, dicendo: Povera anima, ti ho amata, ma un gior­no, quando avrò da giudicarti, dovrò ma­ledirti e condannarti all'inferno!

Convertiti, dunque, una buona volta! Tutto Gesù ti perdona, avessi pure comemesso tutti i peccati del mondo, purché sia pentita! Tutto Gesù perdona a chi realmente lo vuole amare, come genero­samente perdonò alla Maddalena, donna scandalosa, dicendo di lei: Molto le è sta­to perdonato, perchè molto ha amato.

Bisogna amare Gesù non a parole, ma coi fatti, osservando la sua divina legge. E' questo il mezzo per renderselo amica per il giorno del Giudizio.


UN MIO BISOGNO


A te ho rivolto la parola, o lettore; nello stesso tempo ho inteso rivolgerla a me stesso, perchè anch'io ho un'anima da salvare ed avrò da comparire al cospetto di Dio. Convinto di quanto dico agli al­tri, sento il bisogno d'innalzare a Cristo Giudice una calda preghiera, affinché mi sia propizio nel giorno del mio rendiconto.


INVOCAZIONE


- O Gesù, mio Redentore e mio Dio, ascoltate l'umile preghiera che viene dal profondo del mio cuore!... Non entrate in giudizio col vostro servo, perchè nes­suno può giustificarsi dinanzi a Voi! Pen­sando al giudizio che mi attende, tremo... e giustamente! Mi avete segregato dal mondo e mi fate vivere in un convento; però questo non basta a togliermi la pau­ra del vostro giudizio!

Verrà il giorno in cui partirò da que­sto mondo e a Voi mi presenterò. Quan­do aprirete il libro della mia vita, abbia­te pietà di me!... Io che sono così misera­bile, che cosa potrò dirvi in quel momen­to?... Voi solo potete salvarmi, o Re di tremenda maestà... Ricordatevi, o pieto­so Gesù, che per me siete morto in Cro­ce! Perciò non mandatemi tra i dannati! Meriterei un giudizio inesorabile! Ma Voi, Giudice di giusta vendetta, datemi il perdono dei peccati, prima ancora del giorno del mia rendiconto!... Pensando alle mie miserie spirituali, dovrei pian­gere e sento che il mio volto si riempie di vergogna. Perdonate, o Signore, a chi umilmente Vi supplica! la mia preghie­ra so che non è degna; Voi però esaudi­tela! Vi supplico con cuore umiliato! Datemi quanto ardentemente vi chiedo: non permettete che io commetta un solo pec­cato mortale!... Se prevedete questo, man­datemi prima qualunque genere di mor­te!... Datemi spazio di penitenza e fate che con l'amore e con le sofferenze abbia a purificare l'anima mia prima di pre­sentarmi a Voi!

O Signore Voi siete chiamato Gesù, che significa Salvatore! Salvate perciò que­st'anima mia! O Maria Santissima, a Voi mi affido perchè siete il rifugio dei peccatori!


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