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martedì 9 giugno 2015

Papa Francesco su apparizioni: alla fede non servono veggenti



Dopo il viaggio a Sarajevo, il pontefice torna sull'argomento delle visioni nell'omelia a Santa Marta e pur senza mai citare Medjugorje critica "chi ha sempre bisogno di novità dell'identità cristiana" e chi attende quelli che annunciano 'la lettera odierna della Madonna': "Non annacquate la fede cristiana in una religione soft"

CITTA' DEL VATICANO - Papa Francesco riparla di apparizioni e veggenti all'omelia della messa a Santa Marta e critica "quelli che sempre hanno bisogno di novità dell'identità cristiana e hanno dimenticato che sono stati scelti, 'unti'; quelli che hanno la 'garanzia' dello Spirito". Critica, con un interrogativo ironico, quelli che si chiedono: 'Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio?'. "Questa non è identità cristiana - sottolinea il Papa - L'ultima parola di Dio si chiama Gesù e niente di più".

L'aveva annunciato sull'aereo che lo riportava da Sarajevo che presto avrebbe fatto conoscere l'orientamento della Chiesa sulle apparizioni di Medjugorje. In attesa del verdetto della Congregazione per la dottrina della fede, però, nell'omelia odierna durante la messa a Santa Marta, Papa Francesco è parso fare chiaro riferimento a ciò che accade intorno al santuario mariano bosniaco.

Di ritorno da Sarajevo, il Papa, intrattenendosi con i giornalisti, aveva spiegato: "Sul problema di Medjugorje Papa Benedetto XVI, a suo tempo, aveva fatto una commissione presieduta dal cardinale Camillo Ruini; c'erano anche altri cardinali, teologi e specialisti lì. Hanno fatto lo studio e il cardinale Ruini è venuto da me e mi ha consegnato lo studio, dopo tanti anni, non so, 3-4 anni più o meno. Hanno fatto un bel lavoro, un bel lavoro. Il cardinale Mueller (prefetto della congregazione per la dottrina della fede, ndr) Mi ha detto che avrebbe fatto una 'feria quarta'", ossia un'apposita riunione, in questi tempi". Aveva concluso Francesco: "Siamo lì lì per prendere delle decisioni. Poi si diranno. Per il momento si danno soltanto alcuni orientamenti ai vescovi, ma sulle linee che si prenderanno". Parole che hanno indotto qualche osservatore a ritenere che sia vicina un'apertura vaticana sulle controverse apparizioni del Santuario, dove tre dei sei veggenti sostengono di vedere la Madonna tutti i giorni. Oggi, senza citare esplicitamente Medjugorje, Francesco sembra invece aver corretto questa interpretazione 'aperturista' che gli è stata attribuita.

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Per gli stessi motivi oggi è stato annullato anche l'incontro pubblico, a Sestola (Modena), con la veggente di Medjugorje, Vicka Ivanovic. L'arcidiocesi di Modena ha diffuso una nota per chiarire i motivi dell'annullamento, deciso dagli organizzatori dell'evento "di comune accordo con la sig.ra Ivankovic", dopo che è stato loro ricordato, "su sollecitazione della congregazione per la dottrina della fede, che fino a ogni ulteriore disposizione da parte della Santa Sede ci si deve attenere a ciò che è stato stabilito dai vescovi dell'ex Jugoslavia nella dichiarazione di Zara del 10 aprile 1991: 'sulla base delle ricerche finora compiute, non è possibile affermare che si tratti di apparizioni o di rivelazioni di natura soprannaturalè". Pertanto "non è consentito al clero e ai fedeli di nessuna diocesi di partecipare a incontri o celebrazioni pubbliche nelle quali verrebbe data per scontata la loro attendibilità".


Ma nei passaggi dell'omelia mattutina, il Pontefice - riferisce Radio Vaticana - ha messo in guardia da chi vuole trasformare il cristianesimo in una "bella idea", come chi ha invece sempre bisogno "di novità dell'identità". Quindi, ha ribadito che un altro rischio per la testimonianza cristiana è la mondanità di chi "allarga la coscienza" così tanto da farci entrare dentro tutto. Non "annacquare", ha detto Francesco, l'identità cristiana in una religione "soft".


Francesco ha svolto l'omelia muovendo dalle parole di San Paolo ai Corinzi dove parla dell'identità dei discepoli di Gesù. E' vero, ha detto, che "per arrivare a questa identità cristiana", Dio "ci ha fatto fare un lungo cammino di storia" fino a quando inviò suo Figlio. "Anche noi - ha soggiunto - dobbiamo fare nella nostra vita un lungo cammino, perché questa identità cristiana sia forte" così da poterne dare "testimonianza".


"E' vero, c'è il peccato - ha detto -, e il peccato ci fa cadere, ma noi abbiamo la forza del Signore per alzarci e andare con la nostra identità. Ma io direi anche che il peccato è parte della nostra identità: siamo peccatori, ma peccatori con la fede in Gesù Cristo. E non è soltanto una fede di conoscenza, no. E' una fede che è un dono di Dio e che è entrata in noi da Dio (...) E' Dio che ci dà questo dono dell'identità".


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Fondamentale, ha aggiunto, "è essere fedele a quest'identità cristiana e lasciare che lo Spirito Santo, che è proprio la garanzia, il pegno nel nostro cuore, ci porti avanti nella vita". Non siamo persone che vanno "dietro ad una filosofia", ha avvertito, "siamo unti" e abbiamo la "garanzia dello Spirito". "E' un'identità bella - ha detto ancora - che si fa vedere nella testimonianza. Per questo Gesù ci parla della testimonianza come il linguaggio della nostra identità cristiana". E questo anche se l'identità cristiana, giacché "siamo peccatori, è tentata, viene tentata; le tentazioni vengono sempre" e l'identità "può indebolirsi e può perdersi". Il Papa ha messo in guardia da due vie pericolose: "Prima quella del passare dalla testimonianza alle idee, annacquare la testimonianza. 'Eh sì, sono cristiano. Il cristianesimo è questo, una bella idea. Io prego Dio'. E così, dal Cristo concreto, perché l'identità cristiana è concreta - lo leggiamo nelle Beatitudini; questa concretezza è anche in Matteo 25: l'identità cristiana è concreta - passiamo a questa religione un po' soft, sull'aria e sulla strada degli gnostici. Dietro c'è lo scandalo. Questa identità cristiana è scandalosa. E la tentazione è: 'No, no, senza scandalo'".


"La croce - ha detto - è uno scandalo" e quindi c'è chi cerca Dio "con queste spiritualità cristiane un po' eteree", gli "gnostici moderni". Un'altra strada per fare passi indietro nell'identità cristiana, ha aggiunto, è la mondanità: "Allargare tanto la coscienza che lì c'entra tutto. 'Sì, noi siamo cristiani, ma questo sì...' Non solo moralmente, ma anche umanamente. La mondanità è umana. E così il sale perde il sapore. E vediamo comunità cristiane, anche cristiani, che si dicono cristiani, ma non possono e non sanno dare testimonianza di Gesù Cristo".

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