Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

giovedì 10 settembre 2015

Intervista a don Pierpaolo Petrucci di Marco Bongi



Rev. don Pierpaolo,


la recente lettera del Papa a mons. Rino Fisichella che, tra l'altro, contiene anche una disposizione relativa alla validità e alla liceità delle confessioni da parte dei sacerdoti FSSPX durante il prossimo Anno Santo, ha suscitato reazioni contrastanti, da quelle entusiastiche ad altre critiche. Mi permetto allora di rivolgerLe alcune brevi domande allo scopo di fare chiarezza:

1 - Cosa pensa della decisione del S. Padre? Il comunicato della Casa Generalizia lo definisce un "gesto paterno" In quale senso occorre intendere questa affermazione?
Prima di tutto vorrei ringraziarla per permettermi di esprimere chiaramente il mio pensiero in proposito; pensiero trasmesso solo in maniera imprecisa, quando non scorretta, da parte di taluni organi di stampa.
La lettera del Papa si riferisce chiaramente a quei fedeli che frequentano le chiese officiate dai nostri sacerdoti e che potrebbero sentire il “disagio di vivere una condizione pastoralmente difficile”. Accade spesso, infatti, che vescovi e sacerdoti, abusando della loro autorità, cerchino di distogliere i fedeli dai benefici spirituali che possono ricevere nella frequentazione delle nostre cappelle. Ci vengono in mente a questo proposito le parole che Gesù indirizzava ai Farisei che volevano allontanare da lui le folle di fedeli[1]. Per queste persone che si avvicinano alla tradizione o verrebbero avvicinarsi, ma per tema dei fulmini del loro vescovo o del loro parroco ne sono impedite, si può dire che quello del Papa, al di là di esagerati entusiasmi, è stato un gesto paterno.
Questo, però, non deve farci dimenticare il vero problema, che è la rivoluzione operata dall’ultimo Concilio e che è stata portata avanti dalle più alte autorità nella Chiesa - fino alla svolta attuale di Papa Francesco - producendo una profonda crisi nella Chiesa e creando uno stato di grave necessità che fonda il nostro diritto a venire in soccorso alle anime tramite l’amministrazione dei sacramenti.
2 - Molti osservatori temono che questo gesto sia una trappola per "imbavagliare" la Fraternità in vista delle decisioni che potrebbero scaturire nel prossimo Sinodo di ottobre. Qual è la Sua impressione?
La Fraternità San Pio X non ha mai cercato di barattare un riconoscimento giuridico con il silenzio sui gravi errori penetrati all’interno della Chiesa. La sua posizione è rimasta invariata in tutti questi anni. Questo ci ha valso diverse sanzioni canoniche, del tutto illegali, che non hanno scalfito minimamente la nostra posizione fondata su tutta la Tradizione della Chiesa ed espressa chiaramente nel suo magistero perenne fino al Concilio. Che negli ultimi tempi anche queste sanzioni cadano, non può che confortarci nella nostra posizione e nella battaglia che conduciamo per la Fede e per amore della Chiesa.
La Fraternità San Pio X continuerà perciò a denunciare chiaramente, pur nel rispetto dell’autorità, tutto ciò che si allontana dalla fede e dalla morale. Riguardo al futuro Sinodo sulla famiglia, essa si è espressa chiaramente contro ogni tentavo di modificare, nella prassi, la fede e la morale e continuerà a farlo, con particolare riguardo alla dottrina sull’indissolubilità del matrimonio e sul 6° comandamento, sulla quale non è dato neppure al Pontefice, non dico di cambiarla nella pratica, ma anche soltanto di discutere su questa possibilità. Il recente Motu proprio sulla semplificazione estrema delle sentenze di nullità di matrimonio, che anticipa le decisioni del prossimo Sinodo, lascia molto perplessi sulla possibilità reale di difendere correttamente il vincolo matrimoniale e sembra già rappresentare, nella prassi, un superamento della dottrina sull’indissolubilità del Matrimonio.
3 - Il tono del comunicato della Casa Generalizia, con la sua riconoscenza verso il Sommo Pontefice, potrebbe far pensare che la concessione papale renda finalmente valide le assoluzioni dei sacerdoti FSSPX che, dunque, prima, non lo sarebbero state. Sappiamo che le cose non stanno così. Cosa ci può dire in proposito?
Come le spiegavo la validità e la liceità delle nostre confessioni è legata allo stato di necessità che vi è attualmente nella Chiesa a causa della profonda crisi che la sta travagliando particolarmente dall’ultimo Concilio. Questo stato di necessità generale, paragonabile al pericolo di morte del singolo, è contemplato dalle Norme generali del Codice di Diritto canonico e le autorità romane non possono ignorarlo. Tale giurisdizione straordinaria, che la Chiesa accorda, caso per caso, ogni volta che il bene delle anime lo richiede, non ci ha mai fatto difetto. Che oltre a ciò il Pontefice ci riconosca pubblicamente una giurisdizione da lui delegata, può contribuire certamente a rassicurare le persone turbate perché ignare di come il diritto ecclesiastico possa applicarsi nella crisi della Chiesa che stiamo vivendo.
4 - Alcuni giornalisti, Antonio Socci in primis, si stupiscono della singolare condiscendenza dimostrata da Papa Francesco nei confronti della FSSPX, a fronte della durezza espressa verso altri cattolici legati alla Tradizione come il card. Burke, i Francescani dell'Immacolata, mons. Mario Oliveri, ecc. Come spiega lei tale apparente anomalia?
Una spiegazione possibile potrebbero essere il fatto che il Pontefice ci consideri come facenti parte delle “periferie esistenziali” verso le quali “occorre dirigersi”, oppure perché, considerandoci giuridicamente “non in piena comunione”, anche se non di fatto, cerchi effettivamente di farci entrare nella gabbia prima di stringere la morsa! Questo Pontefice si è mostrato spesso imprevedibile e non tanto vincolato alla dottrina, quanto alla prassi e questo spinge certamente alla prudenza.
5 - Altri osservatori, forse un po’ maligni, sospettano che la concessione di Papa Francesco sia stata presa a fronte di contropartite dottrinali, per quanto non espresse, da parte della FSSPX. In realtà, per quanto ci può dire, a che punto sono realmente i rapporti attuali fra la Fraternità e Roma?
Sono anni che la nostra Fraternità è accusata da certi ambienti di contropartite, patti segreti o compromessi con le autorità romane. È una fortuna per queste persone che la paranoia non sia una malattia mortale! Basta leggere gli articoli ed i libri che pubblichiamo per rendersi conto di come la nostra posizione sia rimasta invariata. Raccomando in particolare a questo proposito l’edizione italiana, appena uscita, del libro di don Gaudron: Catechismo della crisi nella Chiesa, una bella sintesi della dottrina cattolica in opposizioni agli errori conciliari.
6 - Nel mese di agosto due alti prelati romani, il card. Muller e mons. Schneider, si sono espressi in modo diverso a proposito della vicenda FSSPX. Il primo è ritornato ad evocare il "Preambolo Dottrinale", il secondo si è detto invece favorevole a un riconoscimento senza condizioni. La decisione di Papa Francesco sembra andare più nella seconda direzione. Qual è il suo parere in proposito?
Fin dagli inizi dei problemi con le autorità romane, Mons. Lefebvre ha contestato la soppressione iniqua della nostra Fraternità Sacerdotale, che era stata regolarmente riconosciuta prima dal vescovo di Losanna-Friburgo, mons. F. Charrière e poi da Roma. Egli ha sempre considerato invalida la procedura anche dal punto di vista puramente canonico.
Il riconoscere che di fatto La Fraternità San Pio X è ed è sempre stata un’opera di Chiesa dovrebbe essere un punto di partenza, senza bisogno di sottoscrivere un ambiguo “Preambolo dottrinale” che potrebbe dare l’impressione di un’accettazione da parte nostra delle nuove dottrine conciliari e quindi delle disastrose conseguenze che hanno prodotto nella Chiesa. Non dimentichiamo che la questione giuridica della Fraternità è intimamente legata ai problemi dottrinali all’interno della Chiesa; senza di essi non sarebbe mai sorta e una volta risolti, non avrà più ragione d’essere.
7 - Pensa che l'Anno santo della Misericordia sarà celebrato dalla FSSPX da un pellegrinaggio internazionale o nazionale a Roma?
Non credo che questo sarà possibile. Un Giubileo, come il termine lo indica, è l’occasione di rallegrasi per un anniversario importante nella Chiesa. Nell’anno 2000 la Fraternità partecipò in modo massiccio all’evento indetto in memoria della Redenzione. Ora, nella Bolla d’indizione del prossimo Giubileo, il Papa afferma esplicitamente che il suo scopo sarà celebrare il Concilio Vaticano II, a cinquant’anni dalla sua chiusura. Credo proprio che sia impossibile rallegrarsi per questo evento la cui gravità era paragonata, da Mons. Lefebvre, ad una terza guerra mondiale.
[1] «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; infatti, voi non entrate e trattenete coloro che vorrebbero entrarci» (Mt. 23,13)

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