Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

lunedì 4 gennaio 2016

Papa Francesco UMILE O FALSA MODESTIA?




«I gesti e le parole di Papa Francesco sono un campionario di relativismo morale e religioso; le sue esibizioni di ostentata povertà stucchevoli e ben poco francescane; la sua proclamazione dell'autonomia della coscienza in palese contrasto con il catechismo e il magistero dei papi precedenti».

I falsi modesti credono di sentirsi forti e si presentano formalmente perbene, per interesse, per calcolo, ma in fondo sono falsi, fasulli, vili. Non hanno coraggio di porsi per quello che sono. Hanno paura di mostrarsi per quello che sono. Il conoscere i propri limiti, al contrario, regala il dono dell’umiltà, che non ha niente a che fare con la falsa modestia. L’umiltà è un prodotto della sapienza. La falsa modestia è prodotto dell’ignoranza. L’umiltà è una forza. La falsa modestia è una debolezza. L’umiltà è prova di salute psichica. La falsa modestia è sintomo di nevrosi psichica. L’umiltà fa sentire radicati, centrati, solidi. La falsa modestia fa sentire volubili, senza orientamento, irresponsabili. L’umiltà permette di conoscere l’altro. La falsa modestia impedisce, per definizione, di conoscere l’altro, barando con se stessi.

La parola umiltà proviene dalla radice latina humus, che descrive più che il terreno stesso, il "livello del terreno". Poi, col tempo, i significati sono un po' cambiati, è stata usata per indicare il soggetto posto sul livello del terreno, altre volte invece il livello a cui il soggetto si pone. In tutti i casi è stata usata per indicare qualche cosa di "basso".

Una persona umile vive una vita di gratitudine senza condizioni; non è solo grata a Dio, ma anche agli esseri umani, agli alberi, alle stelle, a tutto. Solo con l' umiltà è possibile affidarsi all'istinto, ascoltarlo senza alterarlo, seguire le sue indicazioni e favorirlo alla razionalità mentale quando è il momento di decidere. Per vivere bene è necessaria un’estrema semplicità. L’essere umano è elementare quando riesce a vivere come unità, nella semplicità. La mente non accetta tutto ciò perché vuole sapere, capire, sviscerare, confrontare, ma questo non è sempre bene, soprattutto quando va a scapito della semplicità di pensiero e non apporta un arricchimento energetico, ma soltanto un dispendio di energia e una grande confusione. Rimanendo nel mentale andiamo ad alimentare la nostra gioia di sapere, di capire, ma moltissime volte non siamo nella vibrazione della serenità. Ogni tanto dovremmo fermarci, prendere coscienza che quello che sappiamo è già troppo, e quindi ridimensionarci e vivere nella massima semplicità. Questo è il modo di operare in armonia con il Divino.

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