Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

mercoledì 26 ottobre 2016

“Ad resurgendum cum Christo” seppellire i morti

seppellire i morti



La cura del corpo dei nostri defunti nel dare loro degna sepoltura si manifesta un tratto potente della fede nella risurrezione della carne

Noi cristiani crediamo che come Gesù è risorto anche noi risorgeremo nell’ultimo giorno: perciò la Chiesa ha sempre preferito l’inumazione dei defunti, cioè la sepoltura nella terra, quale segno di attesa della risurrezione finale.Il corpo che prova sete, fame e si ammala, alla fine tocca la soglia del suo limite estremo: la morte. Un tema dimenticato, a volte mediaticamente spettacolarizzato, esistenzialmente censurato. Il corpo morto giace esanime, misteriosamente senza più quella vita che poco prima lo faceva parlare, correre, incontrare gli altri, ridere e piangere, gioire o soffrire. Ora tutto tace, il corpo della persona defunta chiede raccoglimento e silenzio. Ecco emergere sul limitare della vita, l’ultima opera della misericordia, seppellire di morti. È l’unica opera che non attinge a Matteo 25, ma al Primo Testamento, a Tobia 1,17; 12,12s.

Questa tradizione trova il suo fondamento, non solo nel sentimento di pietà verso il defunto, presente in tanti popoli e in particolare in Israele, ma soprattutto nel fatto che Gesù stesso muore sulla croce, nella solitudine e nella nudità: il corpo della Parola, fatta silenzio, poiché si è detta “sino alla fine” (Gv 13,1), è accolto nelle braccia di Maria ai piedi della croce. A Giuseppe di Arimatea il compito della sepoltura. In quell’abbraccio tenero e doloroso, carico di memoria e di speranza, c’è anche il senso dell’ultima opera di misericordia.Non dimentichiamoci che Gesù non risorge subito; c’è un’ultima solidarietà di Cristo con noi: egli non solo condivide il morire, ma anche l’essere sepolto. È il mistero abissale del sabato santo: il rimanere nella morte di Colui è che la Vita.

Il Verbo si è fatto carne; l’opera più grande che egli ha compiuto è il dono del suo corpo, dato fino alla fine. Ora questo corpo, risorto, siede alla destra del Padre. Nella prospettiva luminosa della resurrezione ci prendiamo cura del corpo dei nostri defunti per dare loro degna sepoltura. In questa ultima cura si manifesta un tratto potente della fede nella risurrezione della carne. Il corpo non è mero strumento, mezzo, come un’auto usata da mandare al macero. È segno espressivo del mistero della persona. Da come ci si prende cura del corpo dei defunti per la sepoltura, si comprende anche il senso del corpo dei viventi. Seppellire i morti appare come gesto misericordioso carico di tenerezza e di profonda speranza.

La pratica dell’inumazione ci ricorda che siamo stati tratti dalla terra, alla quale ritorneremo: «Polvere tu sei e in polvere ritornerai!» (cfr Genesi 2,7; 3,19; Siracide 17,1). Siamo, infatti, esseri fragili, destinati alla morte. Non porteremo con noi nulla di quanto abbiamo accumulato quaggiù, tranne l’amore che avremo donato. La Scrittura ci ricorda però che come Gesù, sepolto nella terra, è risuscitato dai morti, così anche noi risusciteremo con lui. Cristo è il chicco di grano che, caduto in terra, muore e così produce molto frutto (cfr Giovanni 12,24). Con la stessa immagine del seme, san Paolo spiega la nostra risurrezione finale: il nostro corpo «è seminato nella corruzione, risorge nell’incorruttibilità; è seminato nella miseria, risorge nella gloria» (1Corinzi 15,42-44). Ancora oggi, dunque, la forma di sepoltura preferita dai cristiani è l’inumazione.


"Ai fedeli defunti devono esser rese le esequie ecclesiastiche, a norma del diritto.

Le esequie ecclesiastiche, con le quali la Chiesa impetra il soccorso spirituale per i defunti e ne onora i corpi, e nello stesso tempo offre ai vivi il conforto della speranza, devono essere celebrate a norma delle leggi liturgiche.La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti E’ la pia tradizione cristiana, che risale agli stessi tempi apostolici, d’inumare le spoglie mortali dei fedeli, affidandole alla terra, in attesa della risurrezione finale.La Chiesa è stata sempre contraria alla cremazione dei cadaveri.La cremazione venne condannata formalmente (can.1203, Codice 1917), e contro coloro che l’avessero disposta per il proprio cadavere fu comminata la privazione dei sacramenti e delle esequie ecclesiastiche (can. 1240, 1, n. 5, Codice 1917).1° Bisogna provvedere con ogni cura perchè, sia conservata religiosamente la consuetudine di seppellire i cadaveri dei fedeli. A tal fine, gli Ordinari, con opportune istruzioni e ammonimenti, cureranno che il popolo cristiano si astenga dalla cremazione dei cadaveri, e non receda, se non in casi di vera necessità , dalla inumazione, che la Chiesa ha sempre mantenuto, adornandola di riti particolarmente solenni ".

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