Blog della Tradizione Cattolica Apostolica Romana

martedì 13 giugno 2017

Lo spirito di Fede di don Fausto Buzzi

Tiziano, Allegoria della Fede

Lo spirito di Fede una certezza sulle verità che ci insegna che supera qualsiasi altra certezza puramente umana. Noi ci possiamo sbagliare per mezzo dei nostri sensi e anche per mezzo dei nostri ragionamenti, gli altri ci possono trarre in errore per ignoranza o per mala fede. Ma Dio essendo la verità stessa, non può cadere in errore o ingannarci, perciò le verità che egli ci insegna tramite la rivelazione, ci danno una certezza assoluta. Queste verità quindi sono per noi una guida del tutto sicura per il nostro viaggio verso l’eternità e sono pure un sostegno incrollabile in ogni evenienza della nostra vita. Questa possiamo chiamarla la fede essenziale. Tuttavia è evidente che tali verità di fede con tutta la loro luce e forza non possono permeare la nostra vita, illuminandola, sorreggendola, trasformandola, se la nostra fede non è seria, profonda e se i suoi principi non sono applicati ai casi pratici. Chi ha dunque lo spirito di fede? Colui che si regola secondo le verità della fede in tutti i particolari della sua vita risolvendo tutti i casi pratici della sua vita che gli si presentano seguendo e applicando i principi della fede. Perciò possiamo dire che lo spirito di fede esige che i pensieri, i giudizi, le disposizioni interiori e la condotta esteriore, siano regolati alla luce della fede, ne siano la conseguenza, l’applicazione. Come si vede lo spirito di fede deve essere la conseguenza necessaria della nostra fede, che si può chiamare la fede essenziale. Senza lo spirito di fede la nostra fede essenziale rischia di non entrare nella vita Molte persone, che si dicono credenti e anche praticanti, di fronte ai vari mali che possono succedere nella vita, sia morali sia fisici, si abbandonano alla disperazione o alla ribellione, pronunciando anche delle frasi, che lasciano molto perplessi. Ad esempio: «Dio ci ha abbandonato», oppure «che cosa abbiamo fatto di male per meritarci questi mali?», «perché proprio a me?». Ci si può allora chiedere qual è la causa di questi modi di esprimersi o di reagire in persone che pure in un certo qual modo hanno fede. Si può affermare, in generale, che la causa è una sola: la mancanza dello spirito di fede. Vediamo quindi in che consiste lo spirito di fede, la sua necessità e la sua pratica. In che consiste lo spirito di fede La fede ci illumina sull’origine, lo svolgimento e il fine della vita. Essa ci dà pratica di tutti giorni e rimanere inattiva, per non dire sterile. Molti credono ma la loro fede rimane distaccata dalla vita quotidiana e quasi morta, l’adesione alle verità di fede è così più apparente che reale e perciò quanto mai instabile e precaria. Altri credono e vivono alla luce della fede; ma l’una e l’altra cosa fanno assai superficialmente, la loro convinzione non è solida, radicata, è una fede piuttosto abituale che attuale, una fede perciò misera, priva di vitalità. Il risultato sarà che costoro avranno una vita spirituale anemica, stentata, incerta. Lo spirito di fede esige invece un’adesione costante e profonda dell’intelletto alle verità di fede, solo allora la volontà potrà imporre facilmente una linea di condotta coerente a tali verità. Vediamo alcuni esempi che ci aiutano a capire i principi fin qui esposti. Lo spirito di fede esige che noi aderiamo incondizionatamente a credere che Dio sia amore infinito e che noi siamo il soggetto di questo amore. Che egli è veramente per noi un vero Padre pieno di attenzioni e che niente gli può sfuggire nel governo della nostra anima. Ma quanti poi lo continuano a credere anche nel dolore e nelle umiliazioni con tutto l’animo? La fede esige ancora di credere che Dio sia infinitamente buono e perciò incapace di volere il male. Nel catechismo si insegna che Dio non può voler il male perché bontà infinita. Tutto Egli dispone, ordina o permette a nostro riguardo solo e unicamente in vista del bene che possiamo e dobbiamo ricavarne Ma questo è vero anche quando tutto ci pare tanto oscuro fuori e dentro di noi, anche quando ci pare di trovarci in un tunnel che non sembra aver sbocchi, oppure quando ci sembra che tutto venga meno e che ogni cosa ci pare vana e ogni sforzo inutile. Ma in questi momenti difficili quanti aderiscono ancora fermamente a questa verità? Eppure è proprio allora che la ferma adesione della nostra intelligenza alle verità di fede acquista un merito ancora più grande, e lo sforzo che la volontà fa per imporre una linea di condotta coerente ad essa ottiene frutti meravigliosi per la nostra vita spirituale. In conclusione possiamo dire che lo spirito di fede ci fa riconoscere la mano amorosa e paterna di Dio in tutte le cose che dispone o permette e, in ogni circostanza anche sfavorevole e dolorosa della nostra vita, si studia di ricavarne quel bene che Egli vuole per ciascuno di noi con il disporlo o il permetterlo. Da tutto questo possiamo costatare quanto sia nocivo per la nostra anima il chiedersi insistentemente perché Dio permette o vuole questo, domande che più delle volte non hanno una risposta a causa dell’oscurità che circonda i disegni di Dio; domande che spesso possono portare alla paralisi spirituale e alla diffidenza. È molto importante porre l’accento su questo aspetto, soprattutto ai nostri tempi in cui regnano sempre di più il razionalismo e lo spirito del dubbio. Lo spirito di fede respinge ogni ragionamento umano per aderire solo alla luce che proviene dalla fede essenziale, non dubita ma si fida e aderisce a Dio La necessità dello spirito di fede Ci ricorda S. Giacomo apostolo che 

“La fede senza le opere è morta”, ciò significa che la fede di sua natura deve tradursi in opere informando la nostra vita. Nostro Signore ci dice la stessa cosa quando ci ricorda che «non entra nel regno dei Cieli chi dice “Signore Signore”, ma chi fa la volontà del Padre mio». Ma se andiamo a vedere in alcuni casi la fede essenziale non è servita a niente o a poco. Per coloro che sono già all’inferno, pur essendosi dichiarati credenti durante la loro vita, le verità di fede a che cosa sono servite? A loro modo hanno creduto all’inferno ma a cosa è giovato loro? Le verità di fede non li hanno liberati dai peccati e dall’inferno. La loro fede era infatti morta o, per usare un’altra espressione, l’avevano congelata. Molti altri pur avendo la fede sprecano la loro vita perché, invece di operare il bene con decisione, come la fede esigerebbe, si perdono in mille sciocchezze, si preoccupano e si affannano per cose che non meritavano l’impiego di tante forze ed energie. Arriva la morte e essi si trovano impreparati, sprovvisti e confusi. Per costoro a che cosa è servita la fede durante tutto il corso della loro vita? Altri, non pochi, vivono seriamente la loro fede ma solo a momenti, a sbalzi. Per alcuni sono più lunghi i periodi d’indecisione intellettuale e di apatia pratica, che non quelli di una vera vita cristiana. In entrambi i casi, la vita spirituale diventa instabile, saltuaria e superficiale. La fede invece deve illuminare e dirigere durante tutta la nostra vita e tutti gli avvenimenti. Non si può pensare di essere cristiani a mezzo servizio, essere discepoli di Gesù solo a momenti Non è lecito trascorrere ore o giorni pensando, giudicando, vivendo come se non fossimo discepoli di Gesù Cristo, o esserlo solo quando non disturba le nostre cose o i nostri programmi. Inoltre la fede ci deve aiutare a sostenere in ogni momento soprattutto la nostra volontà, spesso vacillante. La nostra vita è come una navicella che attraversa il mare dell’esistenza umana, se non aderisce saldamente, con una forte e decisa volontà alla fede sarà facilmente sbattuta dalle tentazioni e dalle passioni. Sarà facile preda dei suoi nemici, i più agguerriti come il demonio, il mondo e la carne, con grave pericolo di perdersi. Tutto questo dimostra che quando aderiamo solo in modo puramente intellettuale alle verità di fede, senza che queste siano applicate ai casi pratici, sforzandoci di vivere tutte le conseguenze che ne derivano, queste saranno insufficienti a formare in noi una seria e profonda vita cristiana. Anzi saranno anche insufficienti a mantenerci sulla via sicura della nostra salvezza eterna. Ricordiamoci che Dio entra nella nostra vita, in tutto quel che operiamo e ancor più in quello che soffriamo nella misura in cui abbiamo lo spirito di fede. Dom Columbia Marmion parlando del santo abbandono, frutto eminente dello spirito di fede, cosi scrive: «Il Signore fa con noi, come noi facciamo con Lui; commisurando, per così dire, la sua azione provvidenziale all’atteggiamento nostro; più ci abbandoniamo a Lui considerandolo come Padre, lo sposo delle nostre anime, più la sua Provvidenza ci guida particolarmente, anche nelle più piccole circostanze della vita». Da ciò possiamo 
concludere come lo spirito di fede ci sia tanto necessario quanto la luce per i nostri occhi. È veramente inutile e molto difficile abitare in una bella casa che è totalmente nel buio. Il difetto non sta nel sole che fuori risplende con i suoi raggi luminosi, ma è colpa nostra che non apriamo le finestre per farlo entrare. Più le apriremo più il sole entrerà con i suoi raggi luminosi in quella casa, riscaldandola e illuminando tutto. Così sarà per la nostra vita nella misura in cui praticheremo lo spirito di fede: Nostro Signore, che è lux mundi, illuminerà e riscalderà tutti gli avvenimenti della nostra vita umana, infondendo nelle nostre anime la forza e il coraggio per affrontarli. Alla nostra epoca, moderna e tecnologica, si può notare come sono in aumento tra i cristiani le depressioni, le angosce, gli stati d’ansia e d’insicurezza che portano anche a stati di disperazione, e quando non sono patologie vere, la vera causa è la diminuzione della fede e per conseguenza la perdita dello spirito di fede. Il sole potrà rispendere ma l’anima chiusa rimarrà nel buio e nel freddo. Allora essa si ripiegherà su se stessa creando un cortocircuito nel suo io, tutto si spegnerà e in questo stato tutto diventerà negativo, non ascolterà nessun consiglio e nessuna ispirazione della grazia farà breccia in quella povera anima, che si esporrà fatalmente ad essere un facile bersaglio del nemico della natura umana. Non solo il chiudersi pone ostacoli allo spirito di fede, ma anche i ragionamenti secondo i princìpi umani e mondani. A volte ci apparirà che questi ragionamenti siano giusti, ma anche se lo fossero secondo criteri umani, ci sviano dal soprannaturale, e ci conducono fuori della vita spirituale e non lavoriamo così per la salvezza della nostra anima. Il profeta Isaia ci ricorda che le vie di Dio non sono le nostre vie e i suoi pensieri non sono i nostri pensieri (Is. 55,9) Dobbiamo fare molta attenzione a non lasciarci trascinare da questi ragionamenti umani ai quali la nostra mente si attacca troppo facilmente. Se si vuole invece condurre una vita spirituale, è necessario tenere a freno i propri ragionamenti e le proprie passioni impedendo loro di trascinarci al peccato. In conclusione possiamo dire che solo lo spirito di fede può suscitare e sorreggere la nostra vita spirituale. Esso ne è la base incrollabile, solo esso può animare e sostenere lo sforzo costante necessario per svilupparla e per portarla al suo compimento secondo la volontà di Dio. È la molla che spinge all’azione, al sacrificio e costituisce la misura del vero progresso spirituale dell’anima. Per questo motivo lo spirito di fede sarà necessario a tutti: ai sacerdoti, ai religiosi, ai padri e alle madri di famiglia, agli anziani come ai giovani, ai sani, agli ammalati; a chi è nella gioia, a chi è nel dolore. La pratica dello spirito di fede Certamente il giudicare ogni cosa secondo i princìpi della fede e vivere secondo le conseguenze della fede è quanto più ragionevole e doveroso vi possa essere. Tuttavia ci sono delle difficoltà non piccole quando passiamo all’attuazione pratica. Queste sono principalmente due: l’oscurità e l’orgoglio. L’oscurità è costituita dal fatto che le verità di fede pur avendo la massima certezza, non si impongono alla nostra intelligenza per un’evidenza intrinseca come per le verità naturali. Le verità di fede s’impongono alla nostra intelligenza, per l’autorità di Dio che le rivela e l’obbliga a piegarsi. Non trovando in queste verità l’evidenza che la nostra intelligenza ama e cerca, questa facilmente si svia da esse per rivolgersi ad altre cose. L’orgoglio è la seconda difficoltà che ci impedisce di ragionare e giudicare in ogni cosa secondo le verità della fede. Per farlo è evidente che dobbiamo rinunciare ai nostri punti di vista, alla nostra prudenza e non seguire i ragionamenti umani, istintivi, che s’insinuano e s’impongono con tanta facilità, perché sono il frutto della nostra saggezza umana. Per questi motivi occorre che l’intelligenza aderisca con tenacia e perseveranza ai princìpi della fede, li applichi ad ogni cosa e ad ogni circostanza. In altre parole chi vive di fede deve praticare lo spirito di fede nella sua vita quotidiana giudicando, agendo e reagendo secondo quanto la fede ci insegna. Potremmo portare molti esempi per cercare di capire quanto si è esposto. Prendiamo però il caso più comune: la perdita di una persona cara. Ecco una famiglia che vive la sua vita tranquilla, ma un giorno è colpita da una morte dolorosa quanto inaspettata. Lo spirito di fede ci insegna ad aderire ai disegni anche oscuri di Dio e quindi pur soffrendo, ci si conforma alla volontà di Dio rassegnandosi alle sue disposizioni. Ma non accettando la prova, trovandola ingiusta, vedendo che non si meritava tanto, l’intelligenza si ribella e se la volontà non si imporrà, le conseguenze saranno disastrose. Quante persone dopo aver subito una tale prova forse non andranno più in chiesa e vivranno il dolore in una continua frustrazione fatta di ribellione e di amarezza. Come si vede, spetta alla volontà di imporre una condotta pratica che sia in tutto conforme alle conseguenze che derivano dalle verità di fede, poiché queste non devono restare pura teoria, ma si devono tradurre nella nostra vita quotidiana. Solo influenzando la vita pratica raggiungono pienamente il loro scopo, che è elevare, santificare, unire a Dio. Quando ci troviamo ad affrontare cose favorevoli, gioie spirituali, fervore nella preghiera, o nello stesso sacrificio troviamo soddisfazione, quando le cose vanno secondo i nostri desideri o che Dio accondiscende ai nostri gusti non è difficile praticare lo spirito di fede. Ma come abbiamo visto nell’esempio sopra riportato, quando entra nella nostra vita la sofferenza, o incontriamo contrarietà o peggio ancora quando sono delle creature che mettono a dura prova la nostra esistenza con la loro durezza, incomprensione, talvolta ingiustizia, e si hanno in conseguenza da subire umiliazioni, allora la pratica dello spirito di fede diventa difficile. Anche avvenimenti fortuiti che possono colpirci dolorosamente, come tentazioni e malattie, che sono indipendenti dalla nostra volontà, possono essere prove per la pratica dello spirito di fede. Molti però in tutte queste situazioni dolorose reagiscono male. Si lamentano, s’innervosiscono chiudendosi o lasciandosi andare allo scoraggiamento, o uscendo con espressioni che sono dei rimproveri verso il Signore. Per non cadere in simili reazioni o espressioni che rendono sterile la prova, anzi possono portare a delle conseguenze disastrose e in più casi irreversibili, bisogna con costanza praticare lo spirito di fede che ci aiuterà ad accettare, al di là dalle apparenze umane, la volontà divina che per l’appunto si nasconde dietro queste apparenze. Non ci stancheremo mai di ripetere che la fede essenziale senza lo spirito di fede rischia di essere insufficiente per affrontare le prove di cui è disseminata tutta la nostra vita terrena. Non dobbiamo mai dimenticare che la nostra vita non è che una preparazione della nostra eternità: solo nell’aldilà Dio ci ha riservato la vera e unica felicità. Durante il nostro esilio terreno Egli non ci preserva dalla sofferenza, anzi l’ha scelta anche per suo Figlio, il quale per mezzo della croce l’ha trasformata in modo che per noi diventi un mezzo di redenzione e di santificazione. Quindi lo spirito di fede ci mostrerà che Dio Padre vuole sempre per noi il bene e se vuole o permette il male e la sofferenza, la vuole o la permette per aiutarci, quasi per forzarci ad ottenere la nostra felicita eterna. Sta a noi di realizzare questo bene uniformandoci ai suoi disegni, invocando con tanta umiltà la sua grazia, accogliendola e cooperando con essa. Non è un lavoro di un giorno, ma quotidianamente dobbiamo esercitare lo spirito di fede, senza lasciarci sfuggire tante occasioni che il Signore ci offre, e così che goccia dopo goccia lo acquisiamo, incamminandoci poco a poco verso la nostra santificazione e la nostra salvezza eterna. Abbiamo fiducia! Lo spirito di fede, elemento essenziale della vita spirituale, fa parte della grazia propria della nostra vita cristiana di cui Dio ci assicura per svilupparla e portarla al suo termine ultimo. Preghiamo. Nostro Signore ci dice come al padre dell’indemoniato: «Se puoi credere tutto è possibile a chi crede». Rispondiamo anche noi con la medesima supplica accorata e con le lacrime nel cuore: «Io credo, Signore, aiuta la mia poca fede» (Mc. 9, 22-23)

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